Anni fondamentali per caratterizzare le proprietà delle MSC ottenute da donatori sani e da pazienti affetti da patologie, come la leucemia e la Sindrome di Shwachman-Diamond (SDS).
In particolare in questi anni abbiamo definito come:
Dai pazienti SDS si ottengono MSC difettive, che non sono in grado di creare una nicchia ematopoietica funzionale in vivo a causa di un difetto nella formazione di vasi (Bardelli et al, British Journal of Haematol 2018), questo potrebbe spiegare l’alterata ematopoiesi e neutropenia caratteristica di tali pazienti. Inoltre abbiamo identificato un farmaco che è in grado di far esprimere alle MSC ed ad altre cellule ematopoietiche la proteina che manca in questi pazienti (Bezzerri et al , American Journal of Hematol 2018) aprendo la strada a nuove frontiere di cura.
I blasti leucemici sono in grado di “corrompere” le MSC in modo che lavorino per la leucemia, rendendola più aggressiva e capace di spiazzare la cellula staminale invadendo il midollo osseo ed altri organi (Portale et al. Haematologica 2018). Avendo identificato una delle molecole chiave alla base di questo fenomeno, stiamo utilizzando farmaci specifici che ne blocchino la sua attività in vivo
Il nostro gruppo, in stretta collaborazione con i clinici del Centro Trapianti, si è occupato di caratterizzare in ogni aspetto la GvHD cercando di identificare dei biomarcatori caratteristici della malattia che siano in grado di aiutare a riconoscerla in maniera precoce, a seguirne il decorso e a monitorare la risposta del paziente ai farmaci somministrati come terapia. In questi anni, grazie ad una raccolta sistematica di campioni di sangue dai pazienti trapiantati, siamo stati in grado di dimostrare che una molecola plasmatica, chiamata PTX3, è un ottimo marcatore di malattia in grado di identificare in maniera precoce quei pazienti che subito dopo il trapianto sviluppano una GvHD grave (Dander, Oncotarget 2016).
La nostra speranza è che in un futuro prossimo PTX3 possa rappresentare un nuovo strumento nelle mani dei nostri medici che li aiuti ad individuare in maniera precoce i pazienti più a rischio di insorgenza della GvHD, permettendo loro di intervenire in modo più tempestivo ed adeguato per limitare i danni di questa invalidante malattia. Inoltre, al fine di meglio comprendere la patogenesi del GVHD e di sviluppare strategie terapeutiche innovative, abbiamo studiato un asse recettore/Chemochina che ha dimostrato avere un ruolo fondamentale nella protezione dello sviluppo della GVHD intestinale (paper in preparazione),
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